Quanti morti ancora dovranno esserci prima
di aprire un’inchiesta sulle banche?
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Recentemente nel nostro Paese stanno avvenendo
fatti drammatici di gente che, colta dalla
disperazione e dallo sconforto, si toglie la vita.
Tanti suicidi, dei quali molti imprenditori medio-
piccoli che di fronte alla crisi hanno pensato di
farla finita, spinti a ciò da problematiche
finanziarie, fiscali, dalla stretta creditizia ed a volte
da discutibili indebitamenti bancari.
La disperazione ha portato e porterà alla luce dei
risvolti che in molti sino ad oggi hanno fatto finta
di non vedere, e voglio cercare di ragionare
analizzando fatti concreti per capire se quanto è
avvenuto e sta avvenendo è figlio di casualità, di anomalie di un sistema che funziona, o invece il
freddo risultato di un sistema che punta a trasferire ricchezza dai tanti cittadini, ai pochi, gestori del
potere.
Prendo lo spunto, per un utile confronto, della recente inchiesta della Guardia di Finanza
sull’aumento dei costi del carburante, per verificare se dietro vi sia una normale crescita dei costi
industriali oppure una pura speculazione che porta all’arricchimento delle compagnie petrolifere. E’
semplice capire che il controllo della filiera del prezzo porterà a fare chiarezza in un settore nel
quale pochi centesimi al litro di differenza vogliono dire miliardi di euro di ricchezza trasferiti a
favore delle grandi lobby di potere.
Io mi occupo di banche ed il mercato creditizio, a differenza di quello merceologico, è vincolato e
tutelato da norme molto severe; il fine pubblico del mercato creditizio non può sfuggire a nessuno,
nemmeno a chi è colto da interessate amnesie come il Presidente dell’Abi, il quale ha affermato che
le banche sono imprese private senza alcun interesse pubblico: evidentemente distratto dai problemi
della sua banca, dice cose fuori luogo.
Le principali accuse che vengono rivolte al sistema bancario sono legate all’altissimo costo dei
servizi stessi; i tassi di interesse o meglio il costo del denaro con le varie commissioni, spese e le
miriadi di costi occulti, fanno sì che il credito raggiunga livelli inimmaginabili, che vanno molto
oltre quanto consentito dalla legge stessa.
Di fronte a queste accuse, o meglio di fronte al fine pubblico del mercato creditizio affermato
dall’art. 47 della Costituzione e ribadito dal quadro normativo, che prevede delle aggravanti di reato
se commesso nel contesto dell’attività bancaria a danno delle imprese, qualcuno si è mai preso la
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briga di controllare la fondatezza o meno delle innumerevoli denunce, legali e non, nei confronti del
sistema bancario? Si vuole verificare se le banche operano nella legalità o no ?
Ciò è fondamentale.
Ricordo a me stesso che il costo del denaro ha dei tetti fissati dalla legge (legge 108/96) oltre il
quale si opera nell’illegalità.
Ragioniamo su dei dati concreti: nel 1997 le banche, rispetto al costo di approvvigionamento del
denaro (tasso euribor a tre mesi) potevano guadagnare “solo” il 280% prima di oltrepassare il tasso
di usura, nel 2005 tale delta era arrivato al 644%, nel 2011 al 1.032% e, dopo il penultimo regalo
fatto alle banche con l’innalzamento dei tassi soglia, siamo al 1.241%. Questo è avvenuto a causa
dei vari governi e parlamenti che, non certo nell’interesse dei cittadini, hanno provveduto ad
innalzare il livello dei tassi soglia per consentire alle banche di speculare ancor di più (è come
innalzare per legge i livelli di tolleranza di una sostanza tossica ben sapendo che è gravemente
nociva).
Ma anche se si è alzata in maniera incredibile la soglia dell’usura, e conseguentemente anche i
margini di guadagno “legalizzati”, ciò non è mai stato sufficiente alla voracità del “sistema banche”
in quanto hanno operato ed operano tutt’ora con sistemi che, pensando di aggirare leggi chiarissime,
nascondono in maniera artificiosa i reali costi applicati alla clientela.
In questi anni grazie alla distrazioni di tutti, organi di vigilanza in primis, le banche hanno operato
in un mondo privo di controlli, violando repentinamente la legge ed applicando con metodo voci
nascoste come commissioni e spese, le quali venivano illegalmente conteggiate al di fuori del costo
del denaro. Se si va a fare “una fotografia” di quanto realmente costa il credito con una banale
operazione di matematica ci si accorge che un prestito di 10 mila euro può arrivare a costare per un
anno oltre 2.500/3.000 euro, ovvero un costo del 25/30% che però, grazie a delle formule di calcolo
utilizzate dalle banche, costruite ad hoc, che escludono delle voci, quindi modificando di fatto la
formula prevista dalla legge, diventa magicamente un “solo 10/12%”.
Qualcuno diceva che la matematica non è un’opinione, ma per le banche evidentemente lo è.
Ma torniamo alla domanda iniziale: tutto ciò è legale? È consentito?
Secondo un’indagine della CGIA di Mestre il sistema delle imprese italiane paga per servizi bancari
circa 4 miliardi euro in più rispetto alle omologhe tedesche e francesi. Tutti gli indicatori dei costi
dei servizi bancari mettono l’Italia al primo posto in Europa; di recente un dato pubblicato da Banca
d’Italia afferma che, rispetto alla precedente rilevazione, le banche hanno incrementato il margine
di interessi dallo 0,31% di ottobre allo 0,69% di febbraio. Banca d’Italia, a commento di ciò,
afferma che “allo sportello c’è un problema di trasparenza nei rapporti tra banca e clientela” ma
cosa significa trasparenza in questo contesto, se non rispetto della legge che, al contrario, è
permanentemente violata? Tutto ciò è legale?
Questi sono fatti, come quelli evidenziati in una lettera che l’Autorità Garante per la Concorrenza
ed il Mercato invia il 16.04.10 a Banca d’Italia, nella persona del direttore centrale, con la quale si
comunica la rilevazione, in determinate aree del Paese tra le quali la Regione Calabria, di tassi
superiori al 20%. Si tratta brutalmente della constatazione di un reato in quanto il tasso soglia del
periodo era intorno al 13%, ma pur davanti a tale rilevazione, chi ha fatto qualcosa? Siccome siamo
in presenza di un reato chi ha provveduto, visti gli obblighi, a segnalare ciò alle autorità competenti
e che cosa ha fatto Banca d’Italia a seguito di tale forte comunicazione?
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Ribadisco la mia domanda iniziale: siamo sicuri che tutto ciò sia legale?
Certamente io con documenti alla mano sono in condizione di rispondere, ma mi voglio limitare
solo a richiamare alcuni fatti:
a) il nucleo della Polizia tributaria di Matera con una nota del 24/04/09 afferma che i software
delle banche sono manipolati.
b) L’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato con diverse indagini (IC36, IC45) attesta
che il mercato creditizio in Italia è controllato da un cartello che priva il mercato dalla libera
concorrenza.
c) Banca d’Italia richiama le banche in diverse occasioni e con note pubbliche ad essere oneste e
“rispettare la legge”.
d) Vi sono verbali di assemblee di importanti banche in cui i soci parlano di bilanci falsi e di
usura.
e) Vi è un dipartimento riservato all’interno dell’Abi, il Dipo (dipartimento perdite operative), che
analizza le perdite delle banche il quale, dall’analisi dei dati trasmessi dai diversi istituti di credito,
evidenzia che la fonte principale di perdite operative, pari ad 1,44 miliardi di euro, è dovuta ai
comportamenti messi in atto con “un intento di frodare, aggirare la regolamentazione o infrangere
la legge o le policy aziendali” a danno dei clienti ed a vantaggio della banca.
Questi fatti, insieme alle centinaia di migliaia di denunce presentate nelle Procure italiane, non sono
forse sufficienti ad avviare una seria indagine per accertare se il comportamento delle banche è
rispettoso delle leggi, peraltro molto chiare?
Si può verificare, nel nome dell’eguaglianza di fronte alla legge, se le banche sono un’associazione
a delinquere oppure un’organizzazione seria che opera nel rispetto delle leggi, come tutti ci
auguriamo ?
Quanta gente deve ancora morire prima di arrivare a conoscere la verità?
Purtroppo oggi il potere bancario, come confermato dagli scandali quotidiani che ormai da tempo si
susseguono, è il soggetto che detiene e gestisce la governance del paese ed è intoccabile al punto
che, di fronte alle violazioni che stanno emergendo nei tribunali, le lobby bancarie stanno
provvedendo a far modificare le leggi e rendere impuniti i loro reati. Capisco quindi che
difficilmente agli organi preposti, magistrati e vigilanza, gli verrà consentito di indagare su tali fatti,
ma ciò è corretto?
Forse una verità prima è meglio delle rivoluzioni degli “indignados” poi; si risparmiano morti e
disperati.
Antonino De Masi
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