Ripristino della sovranità monetaria dello Stato italiano
di Claudio Moffa - Giovanna Canzano - 19/11/2012Fonte: giovanna.canzano.it
Giovanna Canzano
intervista
Claudio Moffa
18 novembre 2012
CANZANO – Prof. Moffa, lei è coautore della proposta di legge d'iniziativa del deputato Scilipoti dal titolo: ‘Ripristino della Sovranità Monetaria dello Stato italiano nel rispetto dei Trattati Internazionali’, ci può dire cos’è questo progetto di legge?
MOFFA -L'obbiettivo immediato del progetto di legge è la riacquisizione della rendita da sovranità monetaria, attraverso una zecca o una banca di stato al cui interno operi un organo consultivo dei Produttori, dalla Confapi alle Associazioni sindacali, e delle Associazioni dei consumatori. Il tutto nel rispetto degli attuali Trattati internazionali che ingabbiano il nostro paese e l'economia italiana. Ma siamo ben pronti a ad andare oltre, e a chiedere anche l'uscita dall'euro se, dopo il primo passo, e dopo aver verificato la disponibilità della BCE a non frapporre ostacoli al nostro legittimo obbiettivo, dovesse fallire un'azione concertata di tutti i paesi membri per cambiare la natura privatistica della Banca centrale dell'UE.
CANZANO - Certa stampa ha come sport preferito attaccare l'onorevole Scilipoti, accusandolo peraltro di essere un 'traditore' di Di Pietro. Lei ha scelto da tempo di collaborarci, come mai? E non la imbarazza sommare la mala attenzione giornalistica che lei subisce da un paio d'anni, con quella subita dal leader del MRN?
MOFFA No, anzi, per me è un onore: primo, il caso Scilipoti mi fa letteralmente simpatia, perché l'onorevole ha subito una campagna ignobile, anche a sfondo razzista antisicialiano, da parte dello stesso giro di infami che attacca in contiuazione anche me. La casta dei giornalisti è la più corrotta oggi in Italia, anche più dei politici. Secondo, Scilipoti si interessa con coraggio - unico dei parlamentari italiani - di banche. Terzo, perché Scilipoti non ha tradito un bel nulla, ne ho scritto in tempi non sospetti su un quotidiano teramano, in concomitanza con la sua scelta di salvare nel dicembre 2010 il governo Berlusconi. Non solo perché Scilipoti ha continuato a parlare delle stesse cose - le Banche - di cui parlava già, sei mesi prima la rot tura con Di Pietro, a un suo convegno sull'usura ospite di Palazzo Chigi (25 giugno 2010, se non sbaglio), ma per altri due motivi: perché l'IDV è stato sempre un treno per i candidati più diversi - vedi il comunista Vattimo - e perché i fatti recenti hanno dimostrato che Scilipoti aveva ragione.
CANZANO - In che senso?
MOFFA - Nel senso che Di Pietro sta rischiando di diventare un piccolo Berlusconi. Non si capisce bene come stanno le cose, ma una cosa a me pare certa: se oggi Berlusconi è inquisito è anche perché ha continuato a stare all'opposizione anche col governo Monti, non capendo che - nonostante il sostegno del Pdl a quel governo, espressione di uno sbandamento che è sotto gli occhi di tutti - Monti non è altro che il terminale, il punto di arrivo, della sua indefessa lotta, fin dai tempi di Tangentopoli e dei suoi viaggetti negli USA e della conseguente fondazione di Forza Italia, contro il pre e post berlusconismo e contro Berlusconi.
Domenico Scilipoti - Giovanna Canzano - Disegno di Legge su signoraggio bancario
Introduzione della proposta di legge:
Onorevoli Colleghi! L’Italia ha conquistato la sovranità monetaria nel 1936. L’ha confermata e anzi rafforzata con l’avvento della Repubblica e la promulgazione della Costituzione del 1947 (1). L’ha cominciata a perdere nel 1981, con una lettera del ministro del Tesoro Andreatta al governatore della Banca d’Italia Carli. L’ha persa definitivamente con le privatizzazioni della notte del 31 luglio 1992 e con l’adesione all’eurosistema del 1998-2002. Il Trattato di Lisbona del 2007-2009 ha perfezionato il processo di espropriazione: oggi la sovranità monetaria appartiene all’Autorità europea competente - la BCE - e con essa la rendita da emissione monetaria derivante dalla differenza tra il costo tipografico della banconota e il va lore nominale (ma reale, all’atto dell’immissione sul mercato) ad essa attribuita. In tal modo il Popolo italiano e i Popoli europei, che stanno vivendo la più terribile crisi economica della loro storia, sono stati privati di una risorsa certo non determinante ed esaustiva, ma comunque utile per superare la crisi da debito che li attanaglia e ferisce quotidianamente.
In prospettiva la sovranità monetaria, oggi la rendita monetaria devono essere restituite ai Popoli europei e per quel che è di competenza del nostro Parlamento, allo Stato italiano. Questa misura sempre più urgente non corrisponde automaticamente all’uscita dall’Euro, né ha colore e tonalità politici particolari: nella storia passata e presente, personalità moderate e liberali come il Presidente americano Jefferson e il primo ministro liberale canadese Mackenzie, paesi come il Canada e il Giappone, hanno convenuto o convengono sulla necessità che lo Stato detenga il controllo e la rendita da emissione monetaria. E’ una questione di banale e basilare democrazia, e di rispetto del principio c he la moneta non può che essere, e deve essere in premessa teorica, la proiezione convenzionale dell’Economia Reale costruita dal lavoro dei Cittadini. Occorre dunque semplicemente procedere all’affidamento allo Stato italiano della stampa e del conio della quota di banconote e monete attribuite dalla Banca Centrale Europea al nostro paese. In tal modo la rendita da emissione monetaria tornerà allo Stato italiano, come nel periodo 1936-1992.
La sovranità statale sulla rendita monetaria non ha nulla di “statalista”: essa al contrario è la base fondante dello sviluppo della libera impresa, fino al 1992 meglio difesa e sostenuta dallo Stato, e oggi gravata dalle ristrettezze e dalla difficoltà dei rapporti con le Banche private. Il problema a tutti noto è invero quello di iniziare a porre un argine allo strapotere della speculazione finanziaria sulla produzione di ricchezza reale in un sistema di economia libera da esagerate intrusioni dello Stato. Tanto è vero quanto appena detto, che a partire dal 1999 molti partiti italiani di tutte le tendenze hanno presentato progetti di legge per il ripristino della sovranità monetaria dello Stato italiano (2).
Un cammino da riprendere al più presto, coinvolgendo attivamente nel nuovo istituto di emissione monetaria la Confindustria, le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni Professionali e dei Consumatori. Obiettivo è dare solide e imprescindibili basi, sotto il controllo delle categorie produttive, alla battaglia per il superamento della crisi da debito che sta strangolando le economie delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese italiane. Il progetto di legge qui presentato persegue questi obiettivi e si ispira a sopraddetti principi, nel rispetto e in applicazione degli artt. 1 e 4 (e 117) della Costituzione della Repubblica italiana.
[1] "Fra il 1945 ed il 1948 il ruolo strategico della Banca d’Italia nel settore del controllo e della manovra valutari, già ad essa in larga misura riconosciuto nella legislazione intervenuta in materia fra la seconda metà degli anni ’20 e la seconda metà degli anni ’30, viene ulteriormente consolidato e potenziato" (…) “la disciplina dell’ organizzazione e delle funzioni della Banca d’Italia vigen-te al momento dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana è destinata a rimanere pressoché intatta per circa un quarantennio”(Giusto Puccini, “L’indipendenza della Banca d’Italia dalla legge istitutiva del 1893 alla riforma del 2005”, in Quaderni dell'Associazione per gli Studi e le Ricerche Parlamentari, n. 17, Torino, Giappichelli. Puccini è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Firenze).
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