Monti: il "garante"
di Francesco Mario Agnoli - 23/11/2012Fonte: Arianna Editrice
L'ancora per poco (salvo ritorni e riesumazioni, temuti da molti, ma auspicati da una consistente porzione di cittadini masochisti) presidente del Consiglio Mario Monti si aggira per il Medio Oriente per propagandare i grandi meriti acquisiti dal governo tecnico da lui presieduto (se fossero veri, tutti se ne accorgerebbero e lui non sentirebbe il bisogno di andarli a gridare per le strade del mondo). Si obietta che lo fa per il bene dell'Italia, per persuadere quanti hanno una borsa piena alla quale attingere, in particolare i ricchi emiri petroliferi, ad investire nel nostro paese adesso che è stato risanato e può offrire le più solide garanzie.
E' tanto poco vero che Monti ha precisato di non potere garantire per i propri successori. Non gli si può dare torto, perché, riflettendo su chi potranno essere, solo un avventato sprovveduto garantirebbe per loro. Solo che gli investimenti hanno tempi medio-lunghi mentre il governo tecnico è ormai al capolinea. Quindi come dire che chi investe in Italia lo fa a suo rischio e pericolo e non dica di non essere stato avvertito.
E' vero che il giorno dopo, un po' spaventato (in fondo è un timido) dalla canea sollevata, ha cercato di rimediare assicurando che il governo che verrà non potrà che seguire il solco da lui tracciato con mano sicura. Ormai però il guaio era fatto e a poco è giovato anche l'intervento in soccorso del suo sponsor e mentore, on. Napolitano. Il presidente della Repubblica ha detto che le elezioni presentano sempre un minimo di alea sui risultati, ma sono, come la politica, indispensabili alla democrazia e del resto chiunque vinca non ci sono rischi, perché fra tutti i partiti in lizza alcuni vogliono aggiungere qualcosa ai programmi del governo tecnico, ma nessuno vuole togliere e tanto meno ribaltarli o comunque prendere strade diverse.
Purtroppo per lui tutti sanno (probabilmente anche gli emiri, e se non lo sanno qualcuno della concorrenza - magari la Francia che per soppiantarci ha fatto guerra alla Libia - provvederà ad informarli) che non è affatto vero. Il Movimento cinque Stelle, che tutti i sondaggi danno per secondo partito, si propone di ribaltare tutto (questa anzi è la sua precisa offerta politica per persuadere gli elettori e acquistare voti) e anche all'interno del prossimo primo partito, il Pd, vi è un certo Vendola, che assicura di voler fare altrettanto.
In ogni caso assieme a Monti o pochissimo dopo sarà giubilato anche Napolitano ed è buona tradizione democratica prestare ben poca fede a chi è in scadenza.
L'Italia si trova così con garanti che si smentiscono da soli o che, mostrando di non conoscere appieno quanto potrebbe accadere nel loro paese, scadenti o scaduti che siano risultano comunque inaffidabili. La nostra situazione sarebbe, quindi, disperata (ma non seria) e con ogni probabilità lo è davvero, ma non perché il premier non ha voluto garantire per i successori e la retromarcia appartiene al genere “péso el tacòn del buso”. In realtà Monti ha davvero molto a che vedere col sempre più declinante appeal dell'Italia sui mercati internazionali, ma perché ad un anno dall' inizio del suo governatorato (data fatidica il 16 novembre 2011) l'economia del nostro paese sta molto peggio di un anno prima. Monti può gridare fin che vuole il contrario, ma non può smentire la forza travolgente dei numeri. E che senza di lui sarebbe andata peggio, lo grida forte, ma senza prove. Esige un atto di fiducia che, alla luce di quanto fatto, non merita.
Il debito pubblico del nostro paese, certificato dalla Banca d'Italia, ha raggiunto la cifra record di 1955,14 miliardi di euro, con un aumento complessivo, in un anno, di 80,75 miliardi al ritmo (da febbre galoppante) di 252,32 milioni al giorno. Molto peggio del suo predecessore, il disastrato e spernacchiato Berlusconi, che il debito lo aveva aumentato solo di 44,52 miliardi e, forse perché un po' più anziano (o più affaticato da altre cure), procedeva al più modesto ritmo di 44,52 miliardi.
Non basta, perché della famosa lucina che grazie agli occhiali Monti intravedeva in fondo al tunnel non c'è traccia, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che il potere di acquisto delle famiglie rispetto al 2007 è calato di quasi il 6% e continuano a calare anche i posti e le occasioni di lavoro. In compenso crescono i disoccupati, le tensioni sociali (che parlamento e governo fomentano additando per “ricchi” i titolari -dopo oltre quarant'anni di lavoro – di pensioni da 2.500 euro lordi) gli scontri di piazza e, in parallelo, le manganellate e i lacrimogeni della polizia.
Solo in una cosa Monti si è mostrato avveduto e lungimirante. Nel non dare garanzie. E' perfettamente possibile che i suoi successori facciano ancora peggio. In fondo anche in Francia l'amico di Bersani, Hollande, sta facendo peggio del pur pessimo Sarkozy. Come dice la saggezza popolare, al peggio non c'è mai fine.
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