sabato 24 novembre 2012

Mario Monti si aggira per il Medio Oriente


Monti: il "garante"
di Francesco Mario Agnoli - 23/11/2012
Fonte: Arianna Editrice 

  L'ancora per poco (salvo ritorni e riesumazioni, temuti da molti, ma auspicati da una  consistente  porzione di cittadini masochisti) presidente del  Consiglio Mario Monti si aggira per il Medio Oriente per propagandare i grandi meriti acquisiti dal  governo  tecnico da lui presieduto (se fossero veri, tutti se ne accorgerebbero e lui non sentirebbe il bisogno di andarli a  gridare per  le strade del mondo). Si obietta che lo fa  per il bene dell'Italia, per persuadere quanti hanno una  borsa piena alla quale attingere, in particolare i ricchi emiri petroliferi, ad investire  nel nostro paese adesso che è stato risanato e può offrire le più solide garanzie.
    E' tanto poco vero  che Monti  ha precisato di non potere garantire  per i propri successori. Non gli si può dare torto, perché, riflettendo su chi potranno essere, solo un avventato sprovveduto garantirebbe per loro. Solo che gli investimenti hanno tempi medio-lunghi mentre il governo tecnico è ormai al capolinea. Quindi come dire che chi investe in Italia lo fa a suo rischio e pericolo e non dica di non essere stato avvertito.

    E' vero che il giorno dopo, un po' spaventato (in fondo è un timido) dalla canea sollevata, ha cercato di rimediare assicurando  che il governo  che verrà non potrà che seguire  il solco  da lui tracciato con mano sicura. Ormai però il guaio era fatto e a poco è giovato  anche l'intervento  in soccorso del suo sponsor e mentore, on. Napolitano. Il presidente della Repubblica  ha detto che le elezioni presentano sempre un minimo di alea sui risultati, ma sono, come la politica, indispensabili alla democrazia e del resto chiunque vinca non ci sono rischi, perché  fra tutti i partiti in lizza alcuni vogliono  aggiungere qualcosa  ai programmi del governo tecnico, ma nessuno vuole togliere e tanto meno ribaltarli o comunque prendere strade diverse.
    Purtroppo per lui  tutti sanno (probabilmente anche gli emiri, e se non lo sanno qualcuno della concorrenza - magari la Francia che per soppiantarci ha fatto guerra alla Libia - provvederà ad informarli) che  non è affatto vero.  Il Movimento cinque Stelle, che tutti i sondaggi danno per secondo partito, si propone di ribaltare tutto  (questa anzi è la sua precisa offerta politica per persuadere gli elettori e acquistare voti)  e anche all'interno del prossimo primo partito, il Pd, vi è un certo Vendola, che assicura di voler  fare altrettanto.
     In ogni caso assieme a Monti o pochissimo dopo  sarà  giubilato anche Napolitano  ed è buona tradizione democratica prestare  ben poca fede a chi è in scadenza.
     L'Italia si trova così con garanti che si smentiscono da soli o che, mostrando di non conoscere appieno quanto potrebbe accadere  nel loro paese,  scadenti o scaduti che siano risultano comunque inaffidabili.  La nostra situazione sarebbe, quindi,  disperata (ma non seria) e con ogni probabilità lo è davvero, ma non perché il premier  non ha voluto garantire per i successori e la retromarcia appartiene al genere “péso el tacòn del buso”.  In realtà Monti  ha davvero molto a che vedere  col sempre più declinante appeal dell'Italia sui mercati internazionali,  ma perché ad un anno dall' inizio del suo governatorato (data fatidica il 16 novembre 2011) l'economia del nostro paese sta molto peggio di un anno prima.  Monti può gridare fin che vuole il contrario, ma non può smentire la forza travolgente dei numeri. E che senza di lui sarebbe andata peggio, lo grida forte, ma senza prove. Esige un atto di fiducia che, alla luce di quanto fatto, non merita.
  Il debito pubblico del nostro paese, certificato dalla Banca d'Italia, ha raggiunto la cifra  record di 1955,14 miliardi di euro, con un aumento complessivo, in un anno,  di 80,75 miliardi al ritmo (da febbre galoppante) di 252,32 milioni al giorno. Molto peggio  del suo predecessore, il disastrato e spernacchiato Berlusconi, che il debito  lo aveva aumentato solo di 44,52 miliardi e, forse perché un po' più anziano (o più affaticato da altre cure), procedeva al più modesto ritmo di 44,52 miliardi.
    Non basta, perché della famosa lucina che grazie agli occhiali  Monti intravedeva in fondo al tunnel non c'è traccia, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che  il potere di acquisto delle famiglie rispetto al 2007  è calato di quasi il  6% e continuano a calare anche i posti e le occasioni di lavoro. In compenso crescono i disoccupati, le tensioni sociali (che parlamento e governo fomentano additando  per “ricchi” i titolari -dopo oltre quarant'anni di lavoro – di pensioni da 2.500 euro lordi) gli scontri di piazza e, in parallelo, le manganellate e i lacrimogeni della polizia.
    Solo in una cosa Monti si è mostrato avveduto e lungimirante. Nel non dare garanzie. E' perfettamente possibile  che i suoi successori facciano ancora peggio. In fondo anche in Francia l'amico di Bersani, Hollande, sta facendo peggio  del pur pessimo Sarkozy. Come dice la saggezza popolare, al peggio non c'è mai fine.

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