giovedì 15 novembre 2012

Crollano in borsa finanza e banche


Crollano in borsa finanza e banche mentre le industrie mercantili salgono. Inizia il vero scontro tra Industria e Finanza.


di Sergio Di Cori Modigliani
Un noioso e sintetico post di natura tecnica sulla giornata internazionale borsistica e finanziaria nel mondo occidentale.
Ce l’avete l’elmetto?
Mentre in Italia la cupola mediatica si arrampica per inventare dati (falsi) date (false) documentazioni inesistenti, per sostenere la credibilità di un governo, come quello attuale italiano, che a livello internazionale, di credibilità, non ne ha davvero nessuna (e non c’è nessun giornalista –neanche a pagarlo a peso d’oro- che ha il coraggio di dirlo) il mondo “vero” del business, cioè quello costruito da chi investe nelle merci, da chi produce, da chi lavora, se ne va da un’altra parte. E così le borse vanno giù e monta il panico.
E’ il bello del ballo.
Dipende da chi balla e da chi suona la musica, naturalmente.
Avevano già intascato la vittoria di Romney pensando che avrebbero potuto fare il bello e il cattivo tempo e invece niente. E così, da noi, la cupola mediatica ci fa sapere che Obama ha telefonato a Monti. Anzi, che “si sono parlati”. Naturalmente nessuno né spiega, né racconta e tanto meno interpreta l’esito della conversazione. Chi ha chiamato chi e per dire, che cosa? Non spiegano neppure come mai, tale telefonata, si è verificata in concomitanza al fatto che, per la prima volta, il club Bilderberg sceglie come propria sede per una improvvisa “riunione d’emergenza” proprio la città di Roma. Come ha detto stamattina il premio Nobel Paul Krugman che gongolava “we are just dancing”. C’è davvero da sbizzarrirsi.
Tutti i colossi finanziari internazionali, con in testa Black Rock, solida roccia nera alla quale si sono aggrappate MPS, Intesa San Paolo, lo Ior e Unicredit, perde un secco 2 miliardi di euro e Goldman Sachs e J. P. Morgan vedono sfumare decine di miliardi in poche ore perché alla Casa Bianca la prima riunione tra Obama e i quattordici presidenti delle società che producono la vecchia energia (petrolio, carbone, elettricità da derivati fossili, ecc.) con la General Electric in testa (la n.1 al mondo) si è conclusa con una porta chiusa in faccia per i possessori del cartello dell’energia. Ma in borsa a Wall street, in  netta controtendenza, volano in alto i produttori di alta tecnologia, di energia rinnovabile, tutto il settore della green economy, tutto il settore tessile attivo nella zona della California, le prime 100 aziende quotate nella Silicon Valley, facebook, le aziende agricole a chilometro zero nell’Arkansas, nelle piane dell’Ohio, nel Washington state.
E’ il mercato –quello vero- che risponde con cifre vere, lavoro vero, davanti alla nuova realtà.
La finanza comincia a trovarsi nella agghiacciante (per loro) prospettiva di dover fare davvero i conti. Perché la carta straccia che si ritrovano in mano, adesso, è tutto grasso che cola se riescono a vendersela tra di loro e, va da sé, che pur essendo cannibali e sciacalli non sono masochisti, quindi nessuno li vuole, tra di loro. E non riescono più ad appiopparli agli stati, un tempo vero e proprio secchio della spazzatura servile e compiacente, perché il secchio è sparito. A furia di austerità e rigore non esistono risorse finanziarie sufficienti per far fronte ai loro debiti, quindi se li dovranno pagare da soli, l’uno con l’altro. Per tradurla in sintesi e molto brevemente così la gente capisce: gli strozzini se la devono vedere con altri strozzini. Stamattina Monte dei paschi di Siena aveva pigolato sul mercato cercando di emettere dei buoni della banca e dopo due orette si è dovuta ritirare dal mercato con un flop: non li vuole nessuno. Risultato: il titolo a picco. Di corsa a batter cassa a Roma, ma soldi non ce ne stanno, perché nel frattempo, grazie alle manovre di Monti il disavanzo è salito da 1.965 miliardi di euro a 1.996 in soli due mesetti, nei quali hanno riempito di miliardi le banche italiane, senza dirlo a noi, naturalmente, pensando che nessuno sarebbe venuto a saperlo. Mentre Grilli annuncia trionfalmente in televisione “abbiamo aggiustato i conti, e le nostre banche stanno davvero a posto definitivamente”, i cosiddetti “mercati” (termine che gli oligarchi adorano) sostengono esattamente il contrario. Non è un mistero. Quando le banche vanno a picco, il management sostiene pubblicamente che è tutta una meraviglia per attrarre i gonzi.

Il 16 novembre, alla Casa Bianca, inizia la prima riunione tra democratici e repubblicani sull’economia. Il problema è che “tecnicamente” è saltato il Portogallo e una marea di derivati sui poveri lusitani gira come una trottola per tutta Europa (è un po’ come il gioco del cerino o quello della sedia, come vi pare) e tutti sanno che a un certo punto quando la musica smette e tutti si siedono, qualcuno rimarrà fuori. Qualcuno vuol dire grosse banche, giganteschi speculatori, fondazioni bancarie, ecc.
Vi diranno questa sera che è la finanza speculativa che è all’attacco. NON E’ VERO NIENTE.
E’ esattamente il contrario.
Americani e (per il momento con dei vagiti) anche gli inglesi, hanno capito (sono società pragmatiche) che la musica è cambiata e bisogna fare i conti reali.
Chi segue questo blog sa quanto sia polemico tutti i giorni con l’ossessione italiota del parlare sempre di soldi, di numeri, ecc. Ne parlo oggi semplicemente perché ho già capito che stanno cercando di riempire la gente di paura, di terrore, grazie anche ad analfabeti web che diffondono notizie prive di senso.
La realtà delle notizie “dai mercati” di oggi in occidente è che in tutte le borse del mondo vanno giù la finanza pura, i derivati, le banche, le assicurazioni, ma vanno invece su tutte le solide industrie che producono merci appetibili. Tutto qui.

Quindi, le notizie sono davvero ottime. E’ la prima volta in cui vi invito a essere ottimisti.
Ci sono sostanziali motivi per esserlo.
Non fatevi deprimere. Non fatevi ingannare. Non fatevi distogliere.
Per tutti noi, nel senso di cittadini, popolo, stati, esseri umani costretti ad essere testimoni passivi per mancanza oggettiva di mezzi, è una buona notizia che dovrebbe indurre a pensieri positivi, se non altro la noiosa crociera dragomontiana ci regala dei solidi cavalloni da montagne russe.

Qui di seguito per i patiti dei link, delle cifre, delle sigle e di qualcuno che conta, in copia e incolla l’intero editoriale di Bloomberg, il più affidabile sito on line al mondo, che fa il punto della giornata e spiega come stanno le cose. Va da sé è in inglese, ma tanto sono soltanto cifre.

Ciò che conta è l’humus, l’atmosfera che si respira, ciò che si dice in giro per il mondo. E tra i progressisti nei diversi continenti si comincia a notare un grande e contagioso buon umore come non se ne vedeva da almeno parecchi anni. Secondo alcuni, addirittura da qualche decennio.

Buon proseguimento di settimana per tutti.

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