DagoSpia
G. Fas. per il "Corriere della Sera"
Una vedova che racconta vecchi segreti. Legami insospettabili, intrighi inediti. E dubbi nuovi che si affacciano sulla scena di storie sepolte dagli anni. Quella vedova si chiama Ayda Suárez Levy, classe 1934. Sposata dal 1958 al 1981 con il boliviano Roberto Suárez Gómez, dal quale ha avuto quattro figli.
ROBERTO CALVI
E adesso, per la prima volta, Ayda racconta davanti alle telecamere quello che ha scritto in un libro già pubblicato in America del Sud e in uscita (domani) in Italia per Mondadori (Il re della cocaina). L'ha intervistata Gianluigi Nuzzi, giornalista autore di «Vaticano SpA» e «Sua Santità» che - a partire da stasera - firmerà anche una serie di inchieste per L'Infedele, in onda su La7 alle 23.30
PABLO ESCOBAR
Raccontando la vita del marito, dal quale si separò dopo aver scoperto il coinvolgimento nel narcotraffico internazionale, Ayda racconta gli accordi di Suárez con i governi cubano e delle Bahamas per favorire l'ingresso della droga negli Stati Uniti. Ma rivela anche contatti italiani. Per esempio quello con Roberto Calvi, il banchiere ritrovato morto sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, il 17 giugno del 1982 (un omicidio di cui non si conoscono ancora né autori né mandanti). Da cinque giorni lo cercava la polizia di tutt'Europa perché coinvolto nello scandalo finanziario del crac del Banco Ambrosiano.
GIANLUIGI NUZZI
Ora la vedova di Suárez spiega al microfono di Nuzzi che Calvi «era il socio italiano di mio marito» e che «poteva fare da garante per noi. Lui disse che con un garante di quel livello sarebbero andati molto meglio i suoi affari. Con la cocaina immagino, lui non fu esplicito ma immagino fosse così». E poi un episodio inquietante che chiama in causa Gunter Sachs, l'ex marito di Brigitte Bardot morto suicida l'anno scorso.
Nell'intervista Ayda racconta che sei mesi prima della morte di Calvi lei e Suárez erano in Svizzera e lì incontrarono Sachs che parlò del banchiere all'amico boliviano. «Calvi è molto spaventato perché Pablo Escobar rivuole i suoi soldi sulla banca di Nassau» avrebbe detto Sachs a Suárez chiedendogli un consiglio per conto di Calvi. Stando a questa versione, Escobar avrebbe quindi avuto un credito che voleva fosse restituito attraverso la banca, appunto, di Nassau (Bahamas) che era la consociata estera del Banco Ambrosiano.
GUNTER SACHS E BRIGITTE BARDOT
Rivelazioni che aprirebbero un fronte abbastanza nuovo nella vicenda Calvi: i contatti, cioè, fra il banchiere italiano ed esponenti del cartello di Medellin (accennati appena in un vecchio rapporto dell'Fbi).
Ayda Suárez Levy ricorda che dopo quel breve incontro in Svizzera, suo marito e Sachs si rividero a Nizza e da lì andarono insieme in Toscana per parlare con Calvi e cercare di risolvere il problema di quei soldi da restituire a Escobar. Ma dell'esito di quell'incontro la vedova non racconta dettagli.
Mentre ne svela molti sulla ricchissima famiglia di suo marito (morto d'infarto nel 2000) e sui mille legami che quell'uomo riuscì a imbastire in tutto il mondo per far crescere i suoi affari. Nel libro Il re della cocaina si parla di «quasi due tonnellate di pasta di coca al giorno» che Suárez inviava, «dai suoi laboratori nella giungla boliviana ai soci del cartello di Medellín, detentori del know how della raffinazione della droga».
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