Crolla il mercato immobiliare italiano
La crisi sconvolge tutto e così la casa non sembra più essere il bene rifugio delgi italiani.
Il mercato del mattone va ancora più giù, segnando un crollo annuo del 26% tra luglio e settembre, il ribasso peggiore dall’inizio delle serie storiche, cominciate nel 2004.
Una vera e propria paralisi che segna una sorta di divorzio tra gli italiani e l’abitazione: la casa di proprietà sta diventando quasi un lusso, un investimento troppo pesante per le famiglie, sempre più preoccupate di arrivare a fine mese.
Di sicuro il 2012 è pronto per essere archiviato come hannus horribilis del mercato immobiliare. L’Agenzia del Territorio, dopo il nuovo ‘scivolone’ registrato nel terzo trimestre, spiega che se il trend dei primi nove mesi dell’anno sarà confermato anche nell’ultimo periodo, il numero delle compravendite annuali scenderà sotto le 500 mila case, riportando l’Italia ai livelli degli anni Ottanta.
Guardando nel dettaglio tra luglio e settembre, nel complesso i contratti calano del 25,8%, che diventa 26,8% sul residenziale. Basti pensare che si sono riuscite a piazzare meno di 100 mila abitazioni. Male vanno anche le pertinenze, come box e cantine, in riduzione del 24,8%. L’Agenzia del Territorio registra altri tonfi nel commerciale (negozi) che cede il 29,7%, seguito dal terziario (uffici) in discesa del 27,6% e dal comparto produttivo (capannoni industriali) con una diminuzione del 25,9%.
Insomma il crollo non risparmia nulla, anche a livello territoriale la crisi immobiliare è diffusa dappertutto, con Bologna che segna il ribasso peggiore, vicino al 30%. E a poca distanza seguono Roma, Milano, Firenze, tutte con cali intorno al 27%. Tra le grandi città fa eccezione Napoli, che perde solo lo 0,4%, ma semplicemente perché aveva già dato, accusando decisi cali nel periodo precedente.
La disfatta del mercato immobiliare sorprende sia per l’entità sia per la rapidità con cui si è manifestata. Il direttore centrale dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia del Territorio, Gianni Guerrieri, spiega che durante la recessione del 2009 il calo era stato proporzionato alla discesa del Pil, dopo era arrivato un biennio di sostanziale stabilità, interrotto in maniera “repentina e violenta” si dall’inizio del 2012 con ribassi a doppia cifra. Ecco che le cause del tracollo, sottolinea Guerrieri, più che stare “nell’incremento della tassazione e nella difficoltà di accesso al credito” risiedono “qualcosa di più profondo”. Si tratta probabilmente, aggiunge, di un cambiamento dei ”piani di investimento delle famiglie”, con il “forte grado d'incertezza” sul futuro che porta al “ritiro da acquisti importanti come quelli per le abitazioni”.
Autore: Giorgio Calabresi / Fonte: lindipendenza.com
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